luoghi e storie di lago//Garcia Lorca lo sapeva
I benestanti di un tempo (naturalmente succede anche oggi) potevano permettersi di avere a servizio la lavandaia. Affidavano a lei i panni sporchi, le pulizie giornaliere e quella mensile, di cenere e acqua bollente. E intorno alla vasca pubblica quei panni sporchi andavano lavati con sapone e olio di gomito, ma anche rivelati, così che le magagne, le imprudenze, i segreti dei ricchi accedevano all’ uditorio popolare.
Intorno ai bordi di pietra, all’ acqua straordinaria, gorgogliante e madre di luce, nascevano chiacchiere, sberleffi, a volte stornelli e filastrocche a irridere il bel mondo di seta e vanità…
e si mettono la cipria bianca e il belletto e si appuntano mazzetti di oleandri a caccia di qualcuno che non è il loro marito… (da il Dialogo delle Lavandaie di Federico Garcia Lorca).
Ai giorni nostri (vorticosi come una…centrifuga) i lavatoi sono nella maggior parte dei casi residui abbandonati, bivacchi improvvisati o considerati pareti per l’ esercizio di writers alle prime armi.
Silenziosi, marginali, sono la nostalgia dell’ acqua e delle tradizioni.
