gente di lago // Paolo Troubetzkoy: scultore di lago e di mondo
Pittore, acquafortista e soprattutto scultore, cercò la sua identità artistica nell’ alveo della Scapigliatura. A diciott’ anni si trasferì a Milano ed entrò in contatto con lo scultore Eugenio Pellini, nativo di Marchirolo, conobbe gli esordi di Medardo Rosso e soprattutto poté illuminare il suo talento espressivo accanto al fenomenale Giuseppe Grandi, scalpellino giunto dalla Val Ganna a cercare e a trovare fortuna. Cambiò molti studi d’ arte (il primo fu nel 1887 a Porta Ticinese), esordì a Brera nel 1886 con l’ opera Un Cavallo e con applicazione affinò la sua tecnica giungendo ad essere uno dei più importanti ritrattisti dell’ epoca (celebri le sculture che immortalano Segantini e Tolstoj). Figlio di un principe russo, il diplomatico Pierre Troubetzkoy, e della pianista americana Ada Winans, nacque a Intra nel 1866 e con la naturalezza dovuta al suo rango diventò parte dell’ aristocrazia radunatasi intorno all’ immaginario estetico della Belle Époque.

Poliglotta, per alcuni soltanto un “ricco dilettante”, per altri un raffinato interprete dello stile “non finito”, lavorò e risiedette in Russia dove divenne vegetariano e vinse il concorso per la realizzazione a Pietroburgo del monumento dedicato allo Zar Alessandro III. Agli inizi del 900 si trasferì in Francia (a Parigi studiò a fondo l’ opera di Rodin) e poi negli Stati Uniti e in Inghilterra (a Londra eseguì il primo busto a George Bernard Show).
Per desiderio stesso dell’ artista vennero donati al Museo del Paesaggio di Pallanzatutti i gessi custoditi nelle residenze di Suna (dove lo scultore morì nel 1938) e di Neuilly Sur Seine in Francia.
Verbania-Pallanza conserva la memoria di Paolo Troubetzkoy ospitando il bellissimo monumento ai Caduti commissionato nel 1923, opera dove il dramma della guerra si specchia nella quotidianità di donne e figli rimasti soli.
